Musei silenziosi: la cura delle collezioni e la gestione dei musei durante l’emergenza sanitaria mondiale

Per quanto debba ammettere di non trovarlo bellissimo, la notizia del furto del dipinto di Van Gogh raffigurante il “Giardino della canonica a Nuenen in primavera" esposto al museo Singer Laren in Olanda, mi ha certamente colpita negativamente. In più, il dipinto era un prestito proveniente da un altro museo (il Groninger Museum) il che moltiplica per due il danno, causato certamente dai ladri che hanno eseguito il colpo, ma reso possibile anche da misure probabilmente non adeguate per proteggere le collezioni durante questo momento di chiusura dovuto alla crisi sanitaria mondiale (a quanto sembra si è trattato di un furto estremamente banale).

 

La notizia mi ha dato quindi lo spunto per scrivere qualche riflessione su come stanno vivendo i musei e i siti culturali nel mondo questo momento molto particolare di crisi planetaria dovuta all'epidemia di Covid-19.

La salute delle persone come priorità

Piccola ma importante precisazione prima di cominciare:

Come sempre in caso di evento catastrofico avverso (e mi pare che il termine descriva bene ciò che stiamo vivendo in questi giorni e ormai da molte settimane) la priorità assoluta anche nei musei e nelle istituzioni patrimoniali è sempre e comunque la salvaguardia degli esseri umani innanzitutto, e solo in un secondo momento – ovvero quando nessun rischio sussiste per i visitatori e lo staff – la protezione delle collezioni. La chiusura di musei, gallerie e luoghi della cultura è dunque sembrata inevitabile e coerente con l’attuazione delle misure di distanziamento sociale necessarie per limitare la diffusione del Coronavirus. L’impatto economico di questa chiusura è certamente molto grave, e molti ministeri si stanno già preparando all’idea di fondi di emergenza.

L'importanza di salvaguardare le testimonianze del nostro passato con uno sguardo al futuro

So bene che in un momento in cui, soprattutto in Italia, si contano quotidianamente centinaia di vittime e la situazione negli ospedali sembra al collasso, parlare di collezioni museali possa sembrare un argomento del tutto superfluo e quasi irrispettoso dell’emergenza sanitaria in atto. Ma lavorando nel campo della prevenzione ci si ritrova spesso a pensare con “uno sguardo al futuro” come recita il titolo di questo sito. E chissà, magari se ci fosse stata in giro un po’ più di cultura della prevenzione…ma non usciamo fuori tema.

Ebbene la mia personale riflessione è la seguente, e me ne assumo totalmente la responsabilità: l’emergenza sanitaria a un certo punto finirà, col suo strascico di lutti e di crisi economica, ma finirà. E quando con fatica torneremo alla vita “normale” niente sarà (e da molti punti di vista, me lo auguro) come prima. Personalmente, credo che nei musei e nei luoghi della cultura ci sia una parte di quel passato pre-Covid19 che vale davvero la pena conservare, perché ci ricorda il meglio che il genere umano ha dato nel corso della sua esistenza. Se non credete a me, sentite che dice il seguitissimo Alberto Angela, e se davvero avete un po' di tempo, spendete due minuti della vostra quarantena per leggere l’opinione di Claudio Strinati a proposito del ruolo dei musei e luoghi d’arte e cultura nella società italiana.

È dunque necessario, sì anche in questo istante, occuparsi di tali testimonianze, e garantirne la conservazione per il dopo-emergenza, e soprattutto per le generazioni future. Su quanto siano importanti le collezioni, ecco uno studio recentissimo pubblicato online dall’ICCROM.

Alla luce di quanto detto, viene spontaneo porsi alcune domande: 

Il mondo dei musei era preparato a questo momento inaspettato di chiusura? E se così non fosse, come ha reagito una volta scoppiata la crisi ?

Diamo uno sguardo a cosa sta accadendo nei maggiori musei italiani, europei e internazionali. Premetto che non si tratta in nessun modo di un elenco esaustivo delle azioni intraprese ad oggi nei musei e siti culturali nel mondo e in Italia.

Lo strano caso del mondo museale italiano

In particolare per i musei italiani, occorre una precisazione: come molte altre nel mondo, queste istituzioni sono meritevoli di aver “aperto” le porte virtuali delle proprie sale e aver offerto approfondimenti anche ben fatti ai visitatori attraverso internet.

La comunicazione in tempi di crisi sembra davvero dare il meglio, superando anche certe campagne fatte in periodi “normali”, confermando che forse proprio dall’emergenza si possono trarre lezioni importanti e positive (trovate una lista delle iniziative in corso proposta dal Sole24ore, probabilmente non esaustiva ma ottima per cominciare se vi va, con anche una riflessione interessante sul diritto universale all’accesso alla cultura, temporaneamente “sospeso”). 

Dispiace invece vedere come, contrariamente ad altri paesi, in Italia pochissimo si trova sui siti ufficiali in merito alle misure di conservazione attuate per proteggere le collezioni, confermando ahimé l’idea che l’argomento non sia ritenuto di alcun interesse per il grande pubblico (e in questo momento posso capirlo benissimo) né per gli specialisti (e questo lo capisco meno, perché proprio ora è il momento di formarsi e documentarsi per essere preparati in futuro!). I siti del MIBAC, dei grandi istituti di restauro italiani, così come quelli dei maggiori musei nazionali (mi limito a questi perché intuisco che solo le grandi istituzioni potrebbero a rigor di logica avere i mezzi per divulgare questo tipo di informazioni, non certo le piccole istituzioni che vedono la loro stessa esistenza minacciata dalla crisi attuale) non affrontano l’argomento, privilegiando appunto le visite virtuali e gli approfondimenti storico-artistici su determinate opere.

Ancora una volta, la cultura della prevenzione in Italia non sembra imporsi come argomento di fondamentale importanza (soprattutto, lo ripetiamo, tra i professionisti che dovrebbero avere a cuore l’argomento!). Per approfondire il tema dello smartworking, chiamato lavoro agile, e capire come ci si stia organizzando all’interno delle sedi ministeriali, vi invito a leggere questo interessante approfondimento in merito alle modalità di lavoro “a distanza” applicate oggi in Italia dai musei italiani.

La gestione dei musei durante l'emergenza Coronavirus: esempi dal mondo

Eccoci qua allora, via con gli esempi virtuosi.

E cominciamo dall’ICCROM, punto di riferimento dei professionisti della conservazione nel mondo, ecco un piccolo e rapido vademecum (forse troppo rapido?) sulla gestione delle collezioni in momenti di crisi (anche se non specifico per la pandemia). *Aggiornamento del 10 aprile 2020: ICCROM mette online un HUB interamente dedicato all’emergenza COVID19 nel mondo dei musei e delle istituzioni culturali, fantastico, lo trovate qui.

Proseguiamo con gli Stati Uniti, dove, sebbene l’emergenza sia stata visibilmente sottovalutata dalla classe dirigente, il personale degli istituti di conservazione si è posto seriamente il problema della gestione delle collezioni in tempo di pandemia mettendo in atto misure preventive e curative e, con grande merito, condividendo la metodologia con i professionisti del settore via internet (vedete qui il webinar diffuso dall’American Institute of Museum and Library Services su come occuparsi delle collezioni durante la pandemia – se non riuscite a seguire l’ascolto, c’è anche la trascrizione).

Trovate anche una registrazione della diretta Facebook organizzata il 2 aprile scorso con un panel di tutto rispetto (e tutto al femminile!) proprio per capire cosa fare nei musei, biblioteche e altri luoghi culturali durante questa chiusura improvvisa e prolungata (con bibliografia annessa, fantastico).

Altro esempio abbastanza virtuoso viene dal Regno Unito (eh sì, proprio la stessa Gran Bretagna che ha ignorato i segni evidenti della catastrofe fino al punto di non ritorno).

Incredibile notare come i due paesi che peggio hanno reagito alla crisi in termini di risposta sanitaria, stiano invece contribuendo in modo significativo alla divulgazione di informazioni importanti sulla gestione dei siti culturali in tempi di crisi: incredibile o forse no? Forse proprio dal mondo della cultura può venire il buon esempio? Lascio a voi la riflessione.

Sul sito dell’ICON, troviamo un’intera sezione (Coronavirus HUB) dedicata al momento di emergenza dovuto alla pandemia, con consigli pratici e check-list indirizzate ai responsabili dei musei e ai professionisti coinvolti nella conservazione del patrimonio culturale.

Mi permetto di condividere con entusiasmo un documento tanto spartano quanto efficace, elaborato da Claire Fry, che è stata per anni preventive conservator presso l’English Heritage e oggi libera professionista sempre nello stesso settore. Questa semplice tabella contiene una lista delle azioni preventive più importanti da realizzare prima, durante e dopo la chiusura del museo o della dimora storica.

Bene anche ricordare il memorandum dell’Istituto Canadese per la Conservazione (altro faro e fonte inesauribile di spunti e risorse per i preventisti di tutto il mondo) riguardo a una situazione non proprio di crisi ma molto simile in quanto a ricadute possibili: la chiusura invernale di molti siti culturali in Canada. *Aggiornamento del 24 aprile: l’ICC é sempre in prima linea nel campo della conservazione preventiva, e ovviamente una preziosa “nota" in merito all’emergenza COVID19 non si é fatta troppo attendere, la trovate qui. E se avete un’oretta, guardate questo webinar curato da Irene Karsten, Senior preventive conservation advisor all’ICC, disponibile su Youtube.

La Francia, tramite ICOM France, rende note delle raccomandazioni in merito alla chiusura temporanea dei musei, con uno sguardo anche alle azioni da intraprendere per la riapertura.

Avendo lavorato, e continuando a lavorare spesso in Francia, ho la fortuna di avere molti colleghi e amici che lavorano all’interno di istituzioni pubbliche museali, riporto qui la loro testimonianza orale per darvi un’idea di come si siano organizzati i maggiori musei francesi in questo momento (probabilmente qualcosa di simile si sta facendo anche in Italia):

  • i curatori, conservatori, registrars e responsabili della conservazione preventiva sono ovviamente autorizzati a recarsi periodicamente nelle sale e nei depositi per verificare lo stato di conservazione delle collezioni (sempre nel rispetto delle normative vigenti).
  • Sul posto resta costante la presenza dello staff incaricato della gestione di tutto quanto afferisce all’edificio dal punto di vista strutturale, ai sistemi elettrici, di climatizzazione, anti-incendio, sicurezza ecc.
  • Delle ronde sono assicurate anche di notte, come in periodo di normale apertura.
  • Sono sospese tutte le campagne di restauro e manutenzione programmata (ma data l’assenza di pubblico, la spolveratura si rende certamente meno necessaria, almeno un lato positivo!).
  • Il monitoraggio climatico e quello delle infestazioni (IPM) si esegue ove possibile.

Trovate qui una interessante intervista al responsabile di un museo archeologico in Svizzera che ci spiega come si sta gestendo a distanza il lavoro in questo particolare contesto. 

Mentre scrivo, il sito di ICOM Italia è temporaneamente inaccessibile, trovate qui le raccomandazioni divulgate alla data del 2 aprile.

Bene, alla fine di questa lettura, la vostra quarantena sarà diventata più breve di una buona ventina di minuti e avrete qualche spunto in merito a quanto si sta facendo in altri paesi, europei e non, in merito alla gestione delle collezioni e dei luoghi storici durante questo periodo di crisi.

A breve un piccolo vademecum con le indicazioni più importanti sintetizzate consultando tutte le fonti che trovate in questo post (intanto cliccate sui link!).

Stay tuned! Stay safe!